giovedì 10 maggio 2012

Obesità



Obesità come malattia


L’obesità è una malattia cronica caratterizzata da una disfunzione nel modo in cui il nostro organismo assume, utilizza e deposita l’energia prodotta dagli alimenti con cui ci nutriamo e che finisce nel tessuto adiposo (sotto forma di trigliceridi), deputato alla conservazione e all’impiego dell’energia presente. 

Questo accumulo energetico è dovuto ad uno squilibrio tra la quantità e qualità di sostanze nutritive introdotte nel nostro corpo tramite l’ iperalimentazione e la scarsità o assenza di lavoro fisico dovuto ad un pronunciato sedentarismo che ostacola la mobilizzazione di energia, pertanto non si verifica quel dispendio energetico che permetterebbe uno smaltimento dell’energia in eccesso. 

Fino a poco tempo fa, obesità e sovrappeso erano considerati problemi di carattere solamente medico o nutrizionale ma, con la diffusione di una maggior conoscenza in merito ai Disturbi della Condotta Alimentare, si è cominciato ad esplorare anche la componente psicologica sottostante a questo problema di incremento ponderale che prevede un grande costo sociale, psicologico ed emotivo per chi ne soffre. Spesso queste persone devono fare i conti con un atteggiamento negativo, giudicante e discriminatorio che la restante parte di società a volte manifesta nei confronti dell’Obesità, con conseguente compromissione della vita interpersonale: dal mondo del lavoro alla sfera affettiva. 



Obesità e insorgenza nella popolazione


La distribuzione epidemiologica dell’Obesità varia da nazione a nazione e, all’interno dello stesso paese, varia a seconda del gruppo etnico di appartenenza. Negli stati uniti per esempio genera 300.000 morti l’anno, divenendo la seconda causa di decesso dopo il fumo. Per quanto riguarda l’Europa invece, uno studio condotto dall’Associazione Europea per lo studio dell’Obesità ha rilevato che la maggior percentuale di obesi è concentrata in Finlandia, seguita da Germania, Inghilterra e Russia
Ma la presenza dell’Obesità nella popolazione mondiale dipende da diversi fattori. 



Fattori Culturali


Nei paesi a basso reddito individuale, l’Obesità prevale tra le classi socio-economicamente più agiate e nelle comunità urbane. 

Nei paesi a reddito individuale più elevato, ne sono più colpite le classi sociali meno agiate, soprattutto donne, e la popolazione rurale. 

Nelle società economicamente più sviluppate, l’Obesità riguarda principalmente i bambini e sono meno evidenti le differenze tra i due sessi. 

L’incidenza dell’Obesità sembra essere direttamente proporzionale al crescente benessere nella popolazione, influenzata dalla diffusione di modelli di vita occidentali che promuovono un’alimentazione “veloce”, con i ritmi frenetici, a cui le persone si uniformano spesso per esigenze di tempo e comodità, associata a diete ipercaloriche e ad alto contenuto di grassi. 

La contraddizione a cui le tendenze culturali globalizzanti sottopongono l’individuo prevedono che, se da un lato le agenzie che veicolano l’informazione pubblicizzano stereotipi di magrezza, iperattività, bellezza estetica dai canoni quasi irraggiungibili; dall’altro trascurano di evidenziare realisticamente le condizioni di vita lavorative, affettive e familiari spesso frenetiche, alienanti e stressanti a cui la maggior parte delle persone sono sottoposte quotidianamente. 



Fattori Socio-ambientali


Alcune culture o sub-culture familiari, in cui si pensa ancora che “essere grassi” sia sinonimo di salute o benessere favoriscono l’instaurarsi di una mentalità e una conseguente condotta alimentare alterata che mette a rischio soprattutto i bambini, stimolati a “mangiare tanto per crescere”. 



Fattori Genetici


Come attestano gli studi effettuati su famiglie in cui sono presenti persone obese e condotti sui gemelli, sembra esistere una certa predisposizione genetica nell’insorgenza dell’Obesità che favorirebbe le disfunzioni metaboliche responsabili del disturbo, in presenza di alta disponibilità di cibo e marcato sedentarismo. 

Queste caratteristiche genetiche determinano la tendenza all’ accumulo di grasso e inducono alterazioni del comportamento alimentare e del dispendio energetico. Nelle famiglie in cui uno dei genitori è obeso, esiste il 50% di possibilità che anche il figlio diventi obeso, e chi ha i 2 genitori obesi, rischia per l’ 80 /90% dei casi di esserlo. 

Ci sono inoltre alcuni gruppi etnici in cui predomina la possibilità di incorrere in problemi di Obesità, come nel caso degli indiani Pima, una tribù in cui il disturbo è presente con una percentuale del 90% in entrambi i sessi. 



Differenze di genere e ciclo di vita 


In alcune fasi della vita si è più predisposti fisicamente all’accumulo di grasso perché, col passare del tempo, si rallenta il metabolismo che, se associato al naturale cambiamento ormonale che colpisce l’organismo, influenza notevolmente la variazione ponderale. All’interno di questo processo evolutivo,le donne hanno più probabilità di aumentare di peso poiché, al contrario di quanto accade negli uomini, la loro struttura è composta per l’ 80% da grasso e per il 20% da massa muscolare. Le donne inoltre, nell’arco della vita, possono andare incontro a gravidanza che, in alcuni casi, può causare Obesità. 



Stile di vita


Un’alimentazione inadeguata che predilige grassi, carboidrati, alcool, consumo veloce e frettoloso degli alimenti, con scarsa assunzione di frutta e fibre può predisporre alle alterazioni metaboliche che sono all’origine del sovrappeso e dell’Obesità, stato che è ulteriormente compromesso da uno stile di vita sedentario. Una scarsa attività fisica favorisce l’aumento di massa grassa, mentre chi fa sport accresce la massa muscolare che, di conseguenza, lascia meno spazio all’insediamento della massa grassa. 



Obesità e componente psicologica


L’80% delle obesità è di origine alimentare e dipende prevalentemente da uno stile di vita e un atteggiamento nutrizionale alterato oppure è associata ad altri disturbi psicologici, dovuti a fattori psicogeni. Nell’uno o nell’altro caso, l’Obesità comunque si presenta come una problema legato ad un grande malessere psicologico. 

Alcuni Disturbi della condotta alimentare, come ad esempio il Binge-Eating Disorder o la Sindrome da Abbuffata notturna, comportano una aumento di peso notevole.
In questi casi la persona si iperalimenta spinta da modalità compulsive sulle quali non riesce ad avere controllo, come nel caso delle abbuffate, ma non riesce poi a bilanciare l’introito energetico con un consumo, misurabile in termini di lavoro fisico, proporzionato all’iperalimentazione precedente. 

Questo accade perché la persona si nutre prevalentemente di carboidrati e grassi, conduce una vita sedentaria o stressante, mangia frequentemente in eccesso durante le ore serali, può avere l’abitudine di fare il riposino pomeridiano. Inoltre, se subentrano Disturbi d’ansia o Depressione per i quali si assume una terapia farmacologica, questa potrebbe contribuire a favorire la già presente tendenza al sovrappeso, con gravi conseguenze sul piano della salute fisica e psicologica. A volte alcuni farmaci, come gli anti-psicotici, prevedono come affetto collaterale l’incremento ponderale. 

I problemi di sovrappeso spesso sembrano coesistere con altri disturbi di cui l’individuo obeso può soffrire, come nel caso del Disturbo Ossessivo Compulsivo, dei Disturbi d’Ansia, della Depressione, di alcuni Disturbi di Personalità. 

Nelle donne che soffrono di disturbi alimentari, spesso si riscontrano diagnosi associate di Fobia sociale, uso di sostanze e dipendenza (per esempio dipendenza affettiva). In questi casi può succedere che l’incremento ponderale abbia un effetto peggiorativo sul disturbo già presente, la cui gravità si commisura con la difficoltà di rientrare nel range di peso corporeo desiderato. 
Alcuni disturbi, come il Disturbo bipolare dell’Umore e il Disturbo Schizoaffettivo, comportano una tendenza ad iperalimentarsi in condizioni di forte stress e incorrono nel rischio di Obesità o di variazioni di peso corporeo nella direzione del sovrappeso.  



Obesità e aspetto relazionale


Da un punto di vista familiare ed evolutivo, spesso l’adulto obeso, è stato un bambino obeso verso il quale i genitori o altri familiari si rivolgevano utilizzando come unico canale comunicativo proprio il cibo.
Il cibo, oltre a diventare lo strumento principale con cui i genitori rispondevano alle esigenze infantili, rappresentava anche l’unico modo con cui essi manifestavano il loro affetto in quanto ad ogni richiesta del bambino, essi davano una risposta di “tipo alimentare”, fornendo o somministrando cibo . 

Il bambino si trovava a ricevere cibo indipendentemente dal reale bisogno di nutrimento e questo automatismo lo avrebbe portato a riconoscere con difficoltà le proprie sensazioni di fame o sazietà. Inoltre avrebbe innescato un comportamento secondo cui, di fronte a sensazioni sgradevoli o frustrazioni, per il bambino era naturale ricorrere passivamente al cibo. Questo stile relazionale familiare contribuirebbe a generare nel bambino un profondo senso di insicurezza, passività, dipendenza. 

Nei soggetti obesi si riscontra frequentemente l’incapacità a discriminare correttamente le proprie sensazioni corporee di fame e sazietà e la tendenza ad associare alla fame alcuni stati emotivi, senza riuscire a discernere le sfumature. 


Un’interessante ricerca di Clerici e Albonetti si basa proprio sull’ipotesi che gli adulti gravemente obesi abbiano difficoltà ad esprimere sentimenti ed emozioni, all’interno di un processo identificabile come Alessitimia e definibile come: 
1) inabilità ad esprimere e a vivere esperienze emotive 
2) pensiero orientato verso l’esterno anziché verso il proprio mondo interno 
3) ragionamento concreto e stereotipato 
4) impoverimento della vita affettiva e relazionale
5) diminuzione nel "sognare ad occhi aperti"
6) tendenza a somatizzare, ovvero a comunicare per mezzo del corpo emozioni e sentimenti. 


L’alimentazione, che prevede un insieme di azioni non verbali e fisiche, diventa quindi un modo per attenuare stati d’ansia e frustrazioni e, la ripetitività di questa strategia compensatoria mirata a ridurre le sensazioni insopportabili, è talmente incisiva da far dipendere l’ingestione di cibo non più dai centri ipotalamici della fame e della sazietà, ma da stati emotivi interni e vuoti affettivi.  



Obesità nei bambini o Obesità infantile


L’incidenza di Obesità infantile, come accennato precedentemente, è più frequente nei paesi maggiormente sviluppati o in quelle sub-culture etniche o familiari in cui prevalgono stili alimentari scorretti e ricchi di grassi e carboidrati. In Italia le regioni che più vanno incontro a questo problema sono quelle Meridionali, con la città di Napoli al primo posto. 

Fattori predisponenti l’insorgenza dell’Obesità infantile sono il basso livello sociale, uno stile di vita sedentario legato spesso all’ eccessiva permanenza davanti alla televisione, la deprivazione affettiva familiare, la condizione di figlio unico, la scarsa presenza qualitativa dei genitori, la mancanza di uno dei due genitori, la scarsa qualità e durata del sonno notturno. 

La diagnosi di Obesità in infanzia e adolescenza è resa più complicata per il fatto che interessa fasi evolutive in cui i dati biometrici variano notevolmente a causa della crescita e dello sviluppo, ma in alcuni casi il sovrappeso è evidente. 

Generalmente i bambini obesi tendono a essere più alti, presentano un invecchiamento precoce delle loro ossa e una maggiore concentrazione di massa grassa, le femmine hanno le mestruazioni precocemente rispetto alle coetanee non obese.
Un bambino obeso diventerà con grande probabilità un adulto obeso, con una probabilità dell’80% di soffrire di disturbi connessi al sovrappeso, in quanto l’Obesità infantile tende ad essere persistente a seconda dell’età d’esordio e della gravità, infatti un’età d’esordio molto bassa aumenta il rischio di cronicità, soprattutto nelle femmine. 

L’Obesità infantile può interferire con lo sviluppo dell’immagine corporea che il bambino si costruisce durante la crescita e infatti molte persone obese, indipendentemente dall’età, sperimentano vissuti negativi in merito alla propria immagine di sé dovuta molto spesso anche al fatto che, da piccoli, sono stati esposti ad esclusione, emarginazione, derisione da parte dei coetanei e, a volte, anche vittime di bullismo. 



Conseguenze organiche dell’Obesità 


L’Obesità comporta gravi conseguenze da un punto di vista fisico, oltre che psicologico. Sovrappeso e obesità sono frequentemente legati a sindrome metabolica e resistenza insulinica con grave rischio di morte per l’individuo. Altri disturbi connessi sono:
- Ipertensione
- Malattia coronarica
- Insufficienza cardiaca
- Calcolosi biliare
- Apnea del sonno
- Osteoartrite
- Diabete
- Problemi articolari
- Anomalie della fertilità
- Gravidanze a rischio
- Ernia Iatale
- Fegato Grasso 
- Alcune tipologie di cancro (colon, endometrio, vescica, mammella) 



La terapia dell’Obesità


Il primo aspetto legato alla terapia dell’Obesità, che dovrebbe investire sia l’ambito fisico che quello psicologico, prevede innanzitutto una maggior consapevolezza alimentare in termini di scelta dei cibi, stile di vita, controllo dei comportamenti, esercizio fisico, tutti aspetti legati ad una predisposizione e volontà che un percorso psicoterapeutico può contribuire a fortificare, nel tentativo di elaborare il disagio e cercare strategie più utili e funzionali di comportamento. 

L’obiettivo della terapia è quello di restituire alla persona il controllo sulla propria condotta nell’ottenere miglioramenti evidenti, prefissandosi piccoli e graduali traguardi. L’approccio terapeutico all’obesità deve prevedere la collaborazione tra diverse figure quali lo psicoterapeuta, il medico e, ove necessari, il nutrizionista e lo psichiatra.





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